Monet e la sua ossessione quotidiana
“Il colore è la mia ossessione quotidiana, la mia gioia e il mio tormento”, scrive.
Claude Monet, nato a Parigi il 14 novembre 1840, manifesta ben presto la vocazione pittorica nonché la vitale necessità di dipingere en plein air: è a corpo a corpo con la natura che l’artista riesce a “pensare pittura” senza passare attraverso il filtro accademico della concezione grafica. Tra gli oltre 2000 dipinti che ha lasciato, oltre a circa 500 disegni e un centinaio di pastelli, non mancano interni e autoritratti.
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Olio su tela, 48 x 63 cm
Parigi, Musée Marmottan Monet
Impressione, Sole nascente è forse l’opera più amata: viene quasi voglia di tuffarcisi. Non credete?
Realizzato nel 1872 a Le Havre, il quadro appare alla prima mostra degli impressionisti, allestita nel 1874 nello studio del fotografo Felix Nadar.
Monet invita a guardare la natura attraverso le emozioni suscitate dalle armonie dei colori, senza tenere conto dei criteri convenzionali con i quali si era soliti concepire una veduta o un paesaggio. Proprio per questo motivo, l’operoso pittore non viene visto di buon occhio dai più. Sarà Luis Leroy, critico d’arte, a spalleggiarlo: una proposta così nuova aveva senza dubbio bisogno di tempo per potere essere apprezzata e, perché no, compresa.
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Olio su tela, 70 x 55 cm
Parigi, Musée d’Orsay
Monet non amava essere oggetto/soggetto di ritratti. Il Monet che si osserva ha settantasette anni circa ed un volto appena abbozzato, incorniciato da una pennellata verde-azzurra.
Pigmenti viola, rosa e arancio per gli incarnati, verdi e gialli oer la barba: la semplicità dei tocchi pare rafforzare l’espressività e rimandare alle Ninfee.
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Olio su tela, 75 x 104 cm
Parigi, Musée d’Orsay
“Un grande raggio entrava dal fondo della via coperta, squarciando, la massa dei padiglioni con un portico di luce, e picchiando sulla distesa dei tetti spargeva intorno una pioggia incandescente. L’enorme ossatura di ghisa trascolorava tingendosi d’azzurro. Ormai era solo una sagoma scura contro le vampate del sole nascente”: è così che Émile Zola ne Il ventre di Parigi traduce la visione della Parigi moderna che emerge con forza dall’opera di Monet.
Quest’opera è costruita con una straordinaria simmetria che rafforza la sensazione di verticalità prodotta da questa moderna cattedrale. La copertura di vetro lascia intravedere il cielo e le volute di fumo rendono lo spazio architettonico evanescente e maestoso, mentre le persone sono ridotte a figure minuscole, quasi impercettibili.
La scena rappresentata ne La gare Saint-Lazare dà l’impressione d’essere ripresa attraverso lo sguardo di un grande occhio che osserva dall’interno l’imponente struttura metallica a spioventi, ma che non può mettere bene a fuoco.
E se l’occhio fosse quello di Monet, cosa starebbe celando?
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